venerdì 27 maggio 2011

Un'ora e mezza

Un'ora e mezza è il tempo che ho impiegato per arrivare ai prati di Sara partendo dal parcheggio sotto al rifugio di Monte Orsaro. Questa zona dell'Appennino reggiano è stata la prima che ho visto nel lontano 2007 grazie a degli amici che mi hanno portato qui passando per le rinomate Cascate del Lavacchiello. Purtroppo all'epoca non avevo molta esperienza di montagna e feci tutto il giro con delle semplicissime scarpe da ginnastica. Contando che era autunno (novembre) e che il sentiero era pieno di foglie scivolose in alcuni punti rischiai seriamente di farmi male. Però lo spettacolo all'epoca era davvero magnifico, complice anche una giornata spettaccolare che alternava nuvoloni a schiarite e il Cusna si divertiva a nascondersi alla nostra vista.
I prati di Sara sono, come appunto dice la parola, un pratone dove in tarda primavera vengono portati i cavalli di qualche proprietario della zona, cosa che contribuisce ad aumentare l'enfasi del posto. In tardo autunno l'erba passa al giallo-oro rendendo l'ambiente ancora più suggestivo e i faggi della zona si preparano all'inverno che da queste parti non è proprio clemente. Ma la "star" del posto è un faggio piegato dal vento che dona a questo posto quella marcia in più, quel particolare in più che non ti fai mai passare la voglia di tornare ai Prati di Sara, quasi come se venissi a trovare un vecchio amico.

Il sentiero in se non è duro, è più lungo che altro e presenta solo un paio di strappetti ma nulla di insormontabile. Diventa faticoso da affrontare in inverno con le ciaspole ai piedi e di questo ne ho avuto un assaggio quando con Stefano Cuccolini siam andati a fare delle foto in zone prese (2009). L'unica rottura di scatole lungo il sentiero sono le zanazare che stranamente in questo periodo abbondano numerose e non mi capacito del perchè vista la scarsa presenza di pozze d'acqua o meglio: le uniche che ci sono, sono in zona prese ma al momento sono praticamente asciutte. Quando si arriva alle prese il Cusna si mostra maestoso con la sua inconfondibile spalla sinistra che tanto mi fa sognare ogni volta che lo vedo. Questa montagna esercita sempre un certo fascino nonostante da questo versante presenta rilievi dolci e per nulla spigolosi. Sarà forse per questa sua forma che riesce a essere rilassante alla vista senza comunque far dimenticare che si è a cospetto di una montagna che negli ultimi inverni è stata tetatro di due tragici episodi (Juri Govi e il mio amico Andrea Costi han trovato la morte durante le loro rispettive escursioni invernali).
Arrivato in zona prese le zanzare son magicamente sparite e ho cominciato a fare qualche foto (di alcune posto anche la versione bw)






Dopo aver fatto questi scatti procedo dritto verso i prati e comincio già a sentire uno scampanellamento: vuoi vedere che ci son già i cavalli?Affretto il passo e arrivo sul posto...non mi son sbagliato, i cavalli sono e c'è proprio un bel gruppetto. Gli passo a fianco avendo cura di non disturbarli e mi preoccupo di fare qualche foto al faggio più piegato ;-) ma sopratutto più famoso dell'Appennino reggiano



Nel frattempo i cavalli cominciano a muoversi e mi passano proprio davanti. Quale occasione migliore per non fargli un paio di foto?









Dopo aver eseguito questi scatti ed essermi rilassato un momento decido di tornare indietro. La salitina che porta verso Le prese, nonostante non sia nulla di trascendentale, riesce sempre a spezzare la gamba e ad affaticare ulteriormente l'escursionista. Intendiamoci, nulla di gravoso però al ritorno si fa sentire ;-)....arrivato in zona prese mi copro ulteriormente: nonostante la giornata sia soleggiata, mi infilo la felpa e la sciarpa perchè il vento che comincia a spirare non fa presagire nulla di buono, almeno dal punto di vista delle temperature. Decido di fare una sosta anche qui e di sedermi su un sasso che si rivela essere un'ottima sdraio ;-) con vista privilegiata sul Cusna. Fondamentalmente si tratta di uno spiazzo brullo con qualche fiore nelle zone verdi. Nonostante la non eccessiva bellezza del posto, almeno dal punto di vista della fotografia, compio ugualmente qualche scatto, qualche scatto di circostanza come li chiamo io ;-)

 






Gironzolando intorno c'è un canalone dove ancora l'ultima neve si aggrappa prima dell'arrivo completo e totale dell'estate. Ovviamente non resisto alla tentazione di fiondarmici in mezzo e di toccarla con mano...all'inizio pensavo che uno scatto in bw potesse per così dire esaltare tutte le fossette ma quando ho eseguito la coversione mi sono dovuto ricredere. Fondamentalmente la foto non è un granchè ma la posto ugualmente.






Volevo fare anche qualche foto al tramonto dalla zona ma purtroppo le poche nuvole che c'erano si son diradate in un batter d'occhio lasciando il cielo completamente terso. E per un paesaggista queste son le condizioni peggiori....nonostante la bella giornata non c'era anima viva a parte qualche capriolo che ogni tanto mi rimandava il verso, probabilmente seccato dalla mia presenza. Questi posti si gustano al meglio proprio in queste condizioni, quando non c'è nessuno e il rumore del vento che si incunea fra i canaloni del Gigante Addormentato è il tuo unico compagno in questo giro.
Lungo la discesa mi son trovato un bel cervo in mezzo al sentiero che se l'è data a gambe appena mi ha visto ma il ritorno si è rivelato tranquillo. Arrivato alla macchina mi tolgo lo zaino e gli scarponi, mi infilo le scarpe da ginnastica e son pronto a staccare il nuovo tempo sul giro nella tratta Monte Orsaro - Scandiano: questa strada di notte è proprio spettacolare da fare, discretamente tecnica e con cambi di direzione in alcuni casi bruschi ma che se affrontati nel giusto modo regalano soddisfazioni. Accendo la macchina, ingrano la prima, sono sulla strada, la lunga strada verso la notte....

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